La mia cucina

Fresca e ombrosa d’estate, fredda d’inverno, spoglia e disadorna, era la cucina di mio nonno. Pavimento in mattoni, soffitto con le travi di legno, aveva un grande camino sovrastato dalla napa. Al centro c’era un tavolo di legno e delle sedie impagliate, in una parete il casson della farina e una semplice credenza con pochi piatti e bicchieri. Il secchiaio, senza acqua corrente era di pietra. Sopra il secchiaio erano appesi i secchi di rame che contenevano l’acqua. Al centro del soffitto pendeva una lampadina che si accendeva con parsimonia.

La cucina di mio nonno era come quella di suo padre, escluso la presenza della lampadina. Quella cucina, con pochi cambiamenti,  era rimasta inalterata per centinaia di anni

Agli inizi degli anni Sessanta, come molti abitanti di Dueville, i miei genitori si sono costruiti un pezzo di casa. Lavoravano alla Lanerossi e facevano i turni. Nel tempo rimasto coltivavano un po’ di terra. Avevano una stalla con due mucche, il maiale, le galline e l’orto. Una volta con tre o quattro campi, una famiglia poteva vivere.

Nella cucina della casa nuova non c’era più il focolare, ma la stufa chiamata anche stùa o  cusina economica. Era di solito in ferro o ghisa, con l’esterno smaltato.   Accendere la stufa era la prima operazione della donna quando si alzava.  Sopra la piastra della stufa si poteva cucinare e tenere al caldo le pentole. Nel forno si metteva il pane e si cucinavano semplici dolci. D’inverno, nella stufa si preparavano le bronse per la fogara, con le stèle de cassia o de moraro.

Nella nuova cucina si portò l’acqua corrente e si fece l’impianto del riscaldamento. Accanto alla stufa si aggiunse poi una cucina a gas, con la bombola. Arrivò poi il frigorifero e verso la fine degli anni Sessanta, la televisione.  Dopo gli anni Settanta, la cucina cominciò a riempirsi di vari elettrodomestici, che servivano per la preparazione dei cibi.

Se guardo adesso cosa c’è dentro  la mia cucina mi rendo conto di  tutti questi cambiamenti recenti di cui  la mia generazione è stata protagonista e testimone.

Abbiamo a disposizione strumenti nuovi che i nostri padri, i nostri nonni e quelli delle generazioni precedenti non hanno mai avuto.  Ora li affidiamo ai figli. Nella storia ci sono periodi di congiunture, di stagnazioni e di accelerazioni. Quello che stiamo vivendo  è un periodo di accelerazione.

Francesco Marchesin