Le scuole di via IV novembre

Il 4 agosto 1911, il consiglio comunale di Dueville giunse ad una definitiva decisione per dare al paese, che ormai contava più di 6 mila abitanti, un fabbricato che riuscisse “ bello e grandioso e fornito di tutte quelle comodità oggidì richieste, dove venisse impartita l’educazione della mente e del cuore, dove il fanciullo avrebbe imparato ad essere integerrimo cittadino, utile alla famiglia, alla patria e alla società”.

Si acquistò il terreno che dalla ghiacciaia comunale si protendeva verso via Belvedere, per ottenere lo spazio necessario anche per una palestra e per i cortili di ricreazione degli alunni. Il progetto fu affidato all’ingegnere Zuccato di Thiene e si contrasse un prestito di lire 129 mila lire estinguibile in 50 anni, senza interessi. Nel dicembre dello stesso anno si deliberò di far eseguire subito i lavori del fabbricato, per lo stato indecoroso e poco igienico delle scuole sistemate in quattro stanze diverse.

Si decise di affidare l’appalto ad una ditta di Dueville, per favorire la classe operaia e le industrie locali. La ditta Tagliaferro e Poncato di Dueville, fu incaricata per l’esecuzione dei lavori, dando in questo modo, occupazione per tutto l’inverno ad una cinquantina di operi del posto.

L’edificio fui terminato nell’ottobre del 1915, pur con le difficoltà della guerra. La spesa effettiva fu di 134 mila lire. Nel 1916 nella nuova scuola venne installato un ospedale da campo inglese con oltre 230 posti letto. Solo dopo la guerra l’edificio ospitò le nuove scuole.

Ora dopo cento anni, anche un’ altra parte importante della nostra storia sta per scomparire.

Sembra che a gran parte della popolazione di Dueville non interessi la propria storia. La storia degli individui che hanno vissuto nei luoghi a noi ora familiari, che hanno percorso le strade che noi percorriamo, che hanno abitato nei luoghi dove adesso sorgono le nostre abitazioni.

Dopo la Lanerossi, la cartiera, la necropoli longobarda, sepolta sotto il cemento, cancelliamo i nostri ricordi e le nostre testimonianze scompariranno nella nebbia dell’indifferenza.

Una soluzione si potrebbe trovare, rispettando anche le memorie della nostra Comunità. Non sarebbe bello sentire un bambino dire: in questa scuola ci sono stati i miei nonni, i miei genitori e ora ci sono io!

Francesco Marchesin